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ILDEGARDA e il mistero dell'arciere

ILDEGARDA e il mistero dell'arciere

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In un contesto geografico e storico preciso e definito, descritto con pennellate chiare e decise, (frutto di una ricerca storica seria e approfondita) Ildegarda di Bingen si trova a vivere ed agire incontrando personaggi del suo tempo di ogni estrazione sociale; condivide esperienze e situazioni di vita con le sue consorelle ed i monaci benedettini “vicini di casa”, con nobildonne e cavalieri, prelati e abati, donne, uomini e ragazzi del popolo più umile. I fatti, spesso con le connotazioni di un giallo, coinvolgono i protagonisti, che vengono descritti nella loro natura essenziale, ma completa. Alla descrizione dei luoghi ed alla narrazione dei fatti si fonde l’introspezione psicologica dell’anima dei singoli personaggi e l’analisi del contesto sociale e culturale in cui vivono e agiscono.
Quasi fosse un giallo-poliziesco il racconto si snoda narrando alcuni omicidi, alla cui soluzione Ildegarda dà un contributo essenziale. Fatti e personaggi di fantasia si amalgamano con luoghi, persone e situazioni storiche, che hanno nella ricerca e nella documentazione la loro convalida. L’intreccio narrativo e la connotazione storica si fondono arricchendosi reciprocamente, senza stridere né contrastarsi, ma esaltandosi e valorizzandosi a vicenda.

Figura assolutamente originale, Hildegard von Bingen (Bermersheim vor der Hohe, 1098- Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) è senza dubbio un personaggio chiave nel panorama culturale Medioevale (XII secolo). La sua fine intelligenza e l'esperienza mistico-profetica le consentirono la possibilità di parola e azione, in un'epoca in cui il ruolo femminile non era certamente valutato positivamente. La ricchezza delle sue opere fecero di questa donna non solo una badessa, ma anche un'esperta in teologia, scienza, medicina, cosmologia, filosofia; fu compositrice, fondò monasteri femminili, predicò al clero e al laicato, ebbe contatti epistolari con Bernardo di Chiaravalle, sfidò con parole durissime Federico Barbarossa e papa Eugenio III nel 1147 lesse alcuni dei suoi scritti durante il sinodo di Treviri.
Nel 2012 Benedetto XVI la dichiarò dottore della Chiesa.
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